Ritorno all’isola delle donne – Molly Aitken

Al largo delle coste irlandesi c’è un’isola lontana, un’isola dove il vento soffia senza sosta, un’isola dove la legge è dettata dagli uomini e alle donne è concesso solo di essere madri o figlie. Oona è figlia della rabbia e del dolore, è una ribelle, non le importa nulla della disciplina che la madre le impone tentando di tapparle le ali, nessuno la capisce. Solo una donna, Aislinn, temuta e disprezzata perchè diversa, perchè ha scelto la libertà.

Oona impara a caro prezzo cosa significa osare e remare contro corrente, prende il largo ma non come si aspettava o aveva sperato, immaginato. Quando si guarda indietro non riesce a liberarsi dei ricordi, a dimenticare quello che è stato. E se il destino la riporta sull’isola dovrà affrontarla per ritrovare la libertà. Quella stessa terra che la teneva intrappolata quando era solo una donna, una figlia in contrasto con la madre, con l’isola.

Proprio di loro si parla tra queste pagine, una storia di figlie, di madri, di donne. Anche l’isola che le ospita e intrappola è donna, ha tutto il carattere per esserlo: selvaggia, difficile, stupenda, dura, complessa. Le donne e l’isola hanno un legame indissolubile, la vita sull’isola è scandita dalle maree, dalle tempeste improvvise, l’odore della ginestra trasportata dal vento, gli odori della cucina di casa, il rumore incessante delle onde del mare.

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L’acqua è l’elemento che collega e separa. Cito testualmente dal libro: “…sull’isola il mare era ciò che separava le donne dagli uomini. Le donne non venivano prese dall’acqua. Le madri erano prosciugate dal versare lacrime sui corpi dei figli morti. Le nonne svanivano presto nella vecchiaia, rapide quasi come lune calanti, e le ragazze affogavano nelle maree di sangue del parto. Gli uomini combattevano la morte sul mare, le donne dentro casa”.

Grazie alla prosa raffinata ho percepito l’isola come un personaggio vero e proprio. Meschino, subdolo ma affascinante, sicuramente magnetico. Personificazione della paura e del desiderio: due sentimenti ben presenti nella storia. Personificazione di una madre che ti accoglie, ti dona la vita, ti stringe a se troppo forte fino a non lasciarti andare.

“…le donne non vanno via dall’isola. Non si può. […] Il cielo grigio si aprì versando luce sulle onde. Mi appoggiai al muro con la pioggia che mi sferzava le guance, mi appesantiva il vestito. Non c’era posto dove andare. Il mare bloccava ogni fuga.”

Libro d’esordio di Molly Aitken, classe 1991, nata in Scozia ma vissuta in Irlanda. Molly, grazie alla prosa intensa spesso pungente, mi ha trascinata in questo ambiguo rapporto tra madre e figlia, dove Oona è entrambe. Un manifesto d’indipendenza femminile, in cui si combatte contro il destino ineluttabile e lo stereotipo. Bandiera dell’antica e moderna battaglia per l’indipendenza personale. Uno scorcio sulla difficoltà di essere madre e l’arduo sentiero alla ricerca della propria identità. Le atmosfere spesso cupe, a tratti accecanti, mi hanno coinvolta e trascinata nelle storie di queste donne molto diverse ma legate, una spirale di avvenimenti a distanza di anni che mi hanno portata a concludere la lettura in pochissimi giorni.

“C’era un solo modo per essere libere: infrangere ogni regola.”

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