La penna di Tracy Chevalier ci regala una storia semplice dai tratti indipendenti e femministi. La semplice vita di una donna che, come tante, cerca il suo posto in un mondo di uomini; tra pregiudizi e atti di coraggio scopre se stessa meravigliandosi degli intrecci della vita.

La trama del libro
La ricamatrice di Winchester racconta la storia di Violet, una donna di 38 anni che ha perso il fratello e il fidanzato durante la prima guerra mondiale. Seguiamo le sue vicende dal primo atto coraggioso che compie per cercare un po’ di indipendenza da una madre soffocante: andare a vivere da sola a Winchester. Siamo negli anni 30 del Novecento e Violet si definisce parte di quelle che vengono definite “donne in eccedenza”. La Grande Guerra ha portato con se gran parte della popolazione maschile e le donne, che durante gli anni di guerra si sono date da fare per offrire il proprio contributo, hanno guadagnato un pizzico di indipendenza in più. Violet si trasferisce a Winchester, non molto lontana dalla casa dei suoi genitori sempre nel sud dell’Inghilterra, e trova lavoro come dattilografa. Da subito capisce quanto l’indipendenza sia affascinante e altrettanto difficile da mantenere con un solo stipendio, il quadro è chiaro quando decide di saltare il pranzo una volta a settimana pur di vedere un film al cinema e spesso la solitudine lascia spazio a troppi pensieri tristi. Violet si iscrive al gruppo delle ricamatrici della cattedrale di Winchester non tanto per sopperire a quel momento di solitudine incerta ma perchè in quei momenti, crogiolandosi nei ricordi, comprende quanto la vita sia effimera. Vuole lasciare qualcosa di se in questo mondo, un ricordo del suo passaggio e osserva quelle donne darsi da fare con i cuscini da preghiera che vengono usati da anni da qualsiasi persona. Si perde ad osservarne i ricami, i disegni e i loro significati cercandoli anche nei volti delle loro autrici.

Una storia semplice dai toni femministi
L’autrice è riuscita con maestria ad esaltare e mettere in evidenza i valori più importanti della vita scegliendo di raccontare una storia semplice resa accattivante dalla narrazione pulita e, secondo la mia percezione, entusiastica. Da subito ho trovato sintonia con la protagonista che, ad un certo punto, sceglie di percorrere a piedi in solitudine un tratto di strada in campagna provando fierezza e soddisfazione ma anche disagio e paura di essere giudicata. Uno dei tanti gesti coraggiosi che delineranno la personalità di Violet che crescerà insieme alla narrazione. Sembra strano empatizzare con una donna che si trova a 90 anni di distanza da adesso ma, sotto alcuni aspetti purtroppo, non siamo poi tanto lontane. Dalle vicende della storia si nota l’intenzione di virare verso un discorso femminista rivolto a tutti, non solo alle donne che, troppo spesso, sono le prime a giudicare le altre donne.
“E’ questo il guaio quando si assumono le donne, prima o poi se ne vanno perchè trovano marito o devono assistere i genitori. A volte mi domando perchè mai quelle del vostro sesso si cerchino un lavoro.”
Per non essere schiave della famiglia, avrebbe voluto rispondere Violet se non avesse avuto paura di perdere il posto.

La storia di Violet dovrebbe essere d’esempio a chiunque voglia cercare il suo posto nel mondo, cercare l’indipendenza delle proprie idee nel rispetto di quelle altrui, lasciare il segno del proprio passaggio nel modo più positivo possibile. Ogni personaggio che entra in contatto con Violet le impartisce una lezione di vita senza volerlo. Dall’uomo che lei finisce per amare all’altro uomo sconosciuto che invece la spaventa. Da quella donna del gruppo delle ricamatrici così solenne che esprime le sue idee antinaziste attraverso i ricami dei cuscini, alla sua amica estroversa e coraggiosa. Dalla collega di lavoro silenziosa e rassegnata a sua madre lamentosa e petulante che si crogiola nei difetti altrui.
Violet rappresenta la crescita di ognuno di noi. La maturazione attraverso gli ostacoli affrontati con coraggio che mostrano, con consapevolezza, chi siamo veramente e cosa vogliamo diventare.
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Ho letto i primi libri della Chevalier, questo lo consigli?
Assolutamente si, è una recensione positiva, mi è piaciuto molto! ^_^
Ho finito da leggerlo da poco e mi è piaciuto tantissimo, e come sempre mi piace il modo della Chevalier di descrivere e caratterizzare le protagoniste, che sono sempre attuali e contemporanee. Se proprio devo trovare un difetto, non ho apprezzato al massimo il finale ma non voglio spoilerare niente per chi non lo avesse letto 😉
Hai letto Strane Creature della stessa autrice?
Ciao Silvia! Anche io ho arricciato un po’ il naso sul finale ma ho capito perchè abbia virato in quella direzione. Sai che non sei la prima che mi chiede di “Strane creature”? Non l’ho letto, me lo consigli?
Sì sì la scelta del finale ha assolutamente il suo perché tutto sommato, anche se avrei preferito qualche altra opzione.
“Strane creature” te lo consiglio assolutamente: finora per me è il migliore!
Finisco un paio di libri e lo prenoto in biblioteca! Ti faccio sapere ^_^
Tra l’altro avevo comprato Eureka Street dopo aver letto la tua recensione: da ieri ne ho divorato già metà 🙂
*_* Anche io l’ho letto in fretta, ha una scrittura scorrevole e ti prende 😀 Sono contenta che ti stia piacendo!