“Tutte le storie sono storie d’amore”
Eureka Street inizia con questa semplice frase che passa nel dimenticatoio mentre si approfondisce la lettura, solo alla fine torna in mente come una furia, rivelandosi per quello che è: il cardine del libro.

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Una dichiarazione d’amore per Belfast
Eureka Street è una dichiarazione d’amore verso la città di Belfast, Irlanda del Nord, luogo natale dell’autore. Una città che ha sofferto per anni risollevandosi dalle macerie di una guerra che neanche i protagonisti del libro, Chuckie e Jake, riescono a spiegare pienamente. Anni novanta. Chuckie è l’unico protestante in una comitiva di cattolici, un ragazzo sempliciotto e grassottello che vive con sua madre in Eureka Street e sogna di essere ricco. Jake è cattolico e profondamente romantico nonostante finga di essere un duro facendo a pugni e finendo in situazioni più grandi di lui. Non è alla ricerca di denaro, si accontenta del primo lavoro che trova, ma del grande amore che gli riempia le giornate passate in Poetry Street con il suo gatto pensando all’amore che ha perso.

Alle loro avventure, fa da sfondo una Belfast tormentata da continui attentati; una realtà che viene descritta in un elenco di momenti che appartengono alla routine: bevo il caffè, al telegiornale parlano di un tassista assassinato, faccio tardi a lavoro, sta passando l’ennessimo elicottero. Nessuno è più sorpreso da questi avvenimenti, finchè un evento sconquassa l’indifferenza e trasforma Belfast nella protagonista della storia.
Satira e Black Humor
La potenza di questo libro risiede nella scelta del linguaggio, satira e black humor riescono a mantenere i toni del libro sempre leggeri mentre narrano le avventure dei due ragazzi e dei loro amici, dei parenti più prossimi. Non scende mai troppo nell’approfondimento politico, non è l’intento dell’autore. E’ l’umanità dei personaggi a metterci di fronte alla disumanità degli eventi. I personaggi, ovviamente, ad un certo punto, si scontrano con esponenti di partiti politici e simpatizzanti tali. L’autore non usa i veri nomi delle organizzazioni e dei loro leader ma, se si ha una leggera infarinatura della storia, si capiscono perfettamente i riferimenti. Viene da sè che non è un libro adatto a chi non conosce la storia dell’Irlanda del Nord e vorrebbe approfondire, ma un buon libro per iniziare a comprendere. L’intento dell’autore, per come l’ho percepito io, è quello di denunciare entrambe le fazioni che ricorrono alla violenza, scelta sempre sbagliata che miete vittime innocenti. Non si schiera con nessuno se non con la sua città e gli ignari cittadini che rimangono coinvolti.

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Una piccola infarinatura sui conflitti Nord- Irlandesi
Fare un riassunto è abbastanza difficile ma ci provo. L’attrattiva maggiore di Belfast sono i murales sparsi per la città che raccontano, attraverso le immagini, il conflitto conosciuto con il nome “The Troubles”. Iniziò negli anni sessanta e si concluse nel 1998 con il “Good Friday Agreement”, un trattato di pace. Viene definita una “guerra a bassa intensità” che vide scontrarsi Unionisti e Nazionalisti. Per capire le due fazioni dobbiamo fare un piccolo salto indietro, alla fine della guerra anglo-inglese nel 1921 che segnò la nascita della Repubblica d’Irlanda liberatasi dal dominio inglese ma anche la nascita dell’Irlanda del Nord, territorio inglese che tenne per sè le sei contee a maggioranza protestante. Questo portò ad una differenza sostanziale tra i diritti dei protestanti inglesi e dei cattolici irlandesi, quest’ultimi venivano discriminati in ogni campo. Avendo bene a mente questa situazione possiamo dire che gli Unionisti o Lealisti sono quelli che difendono l’unione con la Corona Britannica. I nazionalisti o Repubblicani sono quelli che vorrebbero la riunificazione dell’Irlanda del Nord con la Repubblica Irlandese. Ovviamente non è così semplice, esistono tante sfumature nelle guerre, nelle sue motivazioni e azioni. Una guerra che fece un numero molto alto di vittime e, ancora oggi, fa parlare di sè attraverso organizzazioni che non sono d’accordo con i termini del trattato di pace.

Avete letto questo libro o vi piacerebbe? Siete interessati all’argomento che l’autore ci racconta?
Grazie a Giulia del blog “Viaggiare con gli occhiali” che mi ha consigliato questa lettura.
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Ho adorato questo libro e l’ho consigliato a parecchie persone. Il capitolo 11 è straordinario. Scritto magistralmente. 🙂
Buona serata. 😊
Hai ragione! Una delle mie parti preferite!
Buona serata a te! ^_^
Ho letto questo libro tantissimi anni fa, e francamente me lo ricordo poco. Mi ricordo però mi aveva acceso un interesse sulle vicende del posto che è rimasto tutt’oggi, anche se non sono mai riuscita a visitare la zona. C’è un libro molto bello che ho letto di recente sui conflitti dell’ETA nei paesi Baschi. Si chiama “Patria”. Se ti piace il genere, provalo! 🙂
Grazie mille per il suggerimento!! Mi piace il genere, adesso lo cerco e vedo se è disponibile in biblioteca. 😀
Recensione molto interessante; si nota da quello che scrivi, non solo che il libro ti ha appassionato, ma il tuo interesse per una vicenda storica all’apparenza così lontana da noi ma che in realtà non lo è poi così tanto. Molto interessante anche la tipologia di racconto a cui la storia fa da ambientazione; un modo per conoscere indirettamente la storia
Grazie Ilenia! Si mi piace informarmi moto sulla storia di questo paesi e questo conflitto, che rimane tutt’ora incerto, mi ha sempre affascinata. Il tipo di narrazione è adatto a tutti, penso sia questo uno dei suoi punti di forza 🤗
Lo segno subito tra i libri da leggere. Il contesto è diverso geograficamente ma forse per certi versi simile a quello dei paesi Baschi in cui è ambientato Patria di Aramburu, un libro che affronta il tema dei conflitti in maniera simile attraverso le vicende quotidiane di due famiglie assolutamente normali.
Poi la storia del conflitto irlandese mi interessa molto quindi sarà sicuramente una lettura interessante.
Mi segno quello sui Paesi Baschi! Non sei la prima che me lo cita, quindi deve essere veramente interessante 🤗 Grazie per la dritta, Silvia!